31 AGOSTO E 1 SETTEMBRE 2012 AD ACQUAVIVA DELLE FONTI, ATRIO PALAZZO DE MARI

lunedì 4 luglio 2011

La questione 'Book commission in Puglia' - Agnese Manni

"Corriere del Mezzogiorno", 8 maggio 2011
 «DIAMO UN FUTURO AI LIBRI»
di Felice Blasi
 Ha suscitato interesse l’idea lanciata giovedì scorso dall’editore Gino Dato in un’intervista al “Corriere del Mezzogiorno”, in cui descriveva il mondo dell’editoria indipendente pugliese e, riconoscendo il valore degli interventi regionali per la cultura, proponeva la nascita di una “Apulia Book Commission”, sull’esempio dell’“Apulia Film Commission”. «È verissimo – ci dice l’editrice salentina Agnese Manni – quello che ha detto Gino Dato, che la Regione negli ultimi anni è stata attenta alla cultura, sostenendo progetti di ricerca e strutture come l’Apulia Film Commission e l’Apulia Sounds del Teatro Pubblico Pugliese. Dopo il cinema, la musica, il teatro, è venuto il momento dei libri. Sappiamo quanto sia forte la passione di Vendola per la poesia, e qui alla Manni lo sappiamo bene».
 Come immagina una struttura di questo tipo?
«Per prima cosa, direi che forse non la chiamerei Book Commission, cercando un nome in italiano, visto che di letteratura ed editoria italiana si dovrebbe occupare. Ma, a parte questo, è importante che sia pensata come un intervento moderno e di ampia prospettiva su tutto il mondo dei libri. Molti studi nel mondo dimostrano che un territorio che legge di più cresce anche economicamente di più. Ebbene, in Puglia i dati di lettura in generale, e dell’incremento dei lettori negli ultimi anni, sono davvero tra i più bassi in Italia. La situazione non è rosea per niente».
 Se cresce il lettore, cresce anche l’editoria, possiamo dire così?
«Certo, per questo il primo passo da fare è innanzitutto un intervento legislativo con una legge quadro che agisca complessivamente sulla situazione della lettura, non solo dell’editoria. So che nella precedente legislatura regionale fu presentata una proposta in questo senso. Dobbiamo andare oltre le vecchie soluzioni di acquisto di libri degli editori da parte delle istituzioni, sia perché la vita di questi volumi spesso si ferma in qualche magazzino, sia perché si tratta di forme di assistenzialismo che lasciano il tempo che trovano. Se i soldi utilizzati per comprare i libri fossero utilizzati per promuovere quei libri stessi, magari all’editore entrerebbe in tasca di meno, ma sarebbe una politica molto più lungimirante. Una legge quadro, come quella del Piemonte o del Lazio, dovrebbe agire non in direzione di sostegno all’editoria ma verso la promozione della lettura, cosa che concretamente si può anche tradurre in sostegno ad editori e librerie, ma sempre guardando al lettore come fine e soggetto di una crescita culturale».
 Cosa pensa sia più utile fare?
«Bisogna sostenere le biblioteche, la lettura nelle scuole, la lettura pubblica in tutte le sue forme. I Presìdi del Libro sono una realtà molto bella e che ha lavorato bene, anche se forse un po’ limitata ad una sola casa editrice, la Laterza. Ma altre iniziative recenti non hanno prodotto gli stessi risultati. La scorsa estate, per esempio, la manifestazione “Spiagge d’autore” non mi sembra sia stata organizzata troppo bene, né con questa finalità verso i lettori. Furono delle presentazioni, fatte tra l’altro coinvolgendo male gli autori, gli editori e i librai. I lettori alla fine non ne giovarono. Non voglio dire che le presentazioni non servano, ma sono interventi su cui investire meglio e da realizzare con più efficacia».
 In che modo?
«Per esempio, in Piemonte c’è un progetto che si chiama “Adotta uno scrittore”, con autori che fanno un percorso di lettura e di dialogo nelle classi di una scuola, incontrando studenti che allo stesso tempo leggono i loro libri. È un progetto che poi si conclude proprio durante il Salone del Libro di Torino, quando tutti gli scrittori adottati incontrano di nuovo le classi, quando il libro è stato letto, studiato ed è entrato nelle loro corde. È fondamentale che ci sia da subito, in questi eventi di promozione della lettura, un rapporto tra lettori e libri, acquistando i volumi in precedenza rispetto agli eventi, magari dalle librerie e non dagli editori, perché in questo modo si sostiene tutta la filiera. Non si può saltare un soggetto importante della catena dell’industria del libro come questo. Se un giorno chiuderanno le piccole librerie indipendenti, scompariranno anche autori ed editori di ricerca».
 Sarete presenti al Salone del Libro di Torino?
«Certo, saremo anche noi nello stand collettivo della Regione Puglia e con un nostro stand autonomo. È opportuno che tutto il progetto regionale sia presentato e conosciuto di più, perché quest’anno è ricco di eventi. Sarebbe una crescita della nostra regione, con la erre minuscola e maiuscola».

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta, suggerisci, dì la tua!